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LA NUOVA DISCIPLINA BOLOGNA SI CONFERMA AL TOP
L’ISTRUTTORE CHINELLATO:
IL SABATO MATTINA E IL MARTEDI’ SERA
I GIORNI DI ALLENAMENTO: VORREMMO
“ PORTARE UNGRANDE EVENTO IN CITTA’
Dal Giappone alla Virtus: è il tennis per non vedenti
Palline sonore e campo ridotto, così giocano tutti
NON E’ LA PRIMA volta (e non sarà nemmeno l’ultima) di uno sport per non vedenti, soprattutto all’ombra delle Due Torri. Da queste parti è iniziata, grazie ad Alfredo Meli e ai suoi «eredi» in campo, l’avventura del baseball per ciechi, con i White Sox che sono stati campioni d’Italia e con l’associazione di Alberto Mazzanti che sta tessendo legami con il resto del mondo. C’è l’avventura della Zinella e della scherma, ci fu anche un
campione del mondo di tiro con l’arco (Massimiliano Piombo) e ci sono sia l’atletica che lo sci. Ora è il momento del tennis.
E’ NATO in Giappone negli anni Ottanta grazie ad un’intuizione di Miyoshi Takei e, sui campi della Virtus Tennis, ha subito preso piede. E’ il tennis per non vedenti, una disciplina che va ad aggiungersi, come abbiamo visto, a una serie di discipline per ciechi. Alla Virtus, Paolo Chinellato, tecnico nazionale, è un istruttore di primo livello, che allena il sabato mattina e il martedì sera. E, a dimostrazione del fatto che gli sport possono intersecarsi tra loro, il gruppo degli agonisti è formato da atleti capaci di disimpegnarsi su più campi. Stiamo parlando di Daniela Pierri, Enzo Petreni (maratoneta), Giancarlo Berganti (giocatore dei
White Sox), Silvia Parente (stella dello sci alpino), Tonino Daga, Alberto Veronese, Chiara Gerbi, Roberto
Vangeri, Strato Petrucci (schermidore), Alessandro Mancinone e Piergiuseppe Leonardo.
Quattro di questi ragazzi saranno impegnati la prossima settimana in Irlanda, in occasione degli internazionali (26-30 aprile): Berganti, Daga, Parente e Pierri che un anno fa, fu finalista agli internazionali di Spagna, ad Alicante. Con loro anche due preparatori atletici, Alessandro Vitti e Simone Sperti. COME SI GIOCA? Su un campo di dimensioni ridotte: 6,4x 12 metri. Come racchetta viene utilizzata quella da minitennis (numero 23) e le palline, più grandi di quelle classiche, sono in gommapiuma e contengono sonagli. Le righe hanno un piccolo spessore per consentire ai non vedenti di capire dove si trovano e la pallina può essere rimessa in gioco, fino al terzo rimbalzo. «L’idea – spiega Chinellato – è quella di organizzare, un giorno, gli internazionali d’Italia proprio qua, a Bologna, dove siamo stati tra i primi a recepire gli insegnamenti di Miyoshi Takei, che ha inventato questo sport e le direttive del maestro argentino Eduardo Silvia che lo ha esportato nel mondo».
Nella speranza che il blind tennis, nato in Giappone, possa essere una disciplina dimostrativa alle Paralimpiadi di Tokyo, in programma tra due anni, chi voglia capire come
funziona questo sport non dovrà attendere molto. All’inizio di giugno, il blind tennis, sarà una delle discipline proposte nel contesto di Happy Hand, la rassegna inclusiva che Lorenzo Sani e il suo staff portano avanti per la gioia di Willy Boselli.
di Alessandro Gallo
19 Aprile 2018