Nell'immagine di copertina Matteo Briglia in difesa mentre cerca la palla.
L’aveva fatto sapere un paio di volte con poche righe che si perdevano fra quelle dei suoi spumeggianti articoli che coprivano il campionato BXC, l’aveva detto anche a voce in un paio di occasioni ma con un tono sommesso quasi come non lo volesse dire. Poi alla fine è diventato ufficiale, ma ancora oggi ho qualche difficoltà a crederlo. Sono stati 10 anni durante i quali Matteo, oltre che giocare nei Lampi Milano, ha fatto sì che, con la sua penna vivace ed a volte impertinente, il nostro sport volasse più lontano e più in alto rispetto agli stretti confini di recinzione dei campi da baseball. Tanto lontano da approdare negli USA dove, smesse le vesti di giocatore e di giornalista, indossò la feluca di ambasciatore del BXC. In quel di New York, assieme alla sua metà indivisibile Ada Nardin, impostò un progetto per coinvolgere i disabili visivi della grande mela che tutt’ora continua soprattutto grazie alla loro tenacia.
Nella foto sopra Ada Nardin e Matteo Briglia.
Credo quindi che pur non vedendolo più vestire una divisa da baseball, continueremo a vederlo nei campi con in mano un microfono o per coprire qualche partita in diretta o per scrivere articoli con grande competenza e fantasia.
D’altronde il baseball non è uno sport ma è uno stile di vita che non ti abbandona solo per il fatto che hai smesso di giocare.
Nella foto sopra Matteo in battuta.