La storia: uno strike alla disabilità
Nel baseball per ciechi il trionfo di capitan Di Flaviano e compagni che al Leoni di Casteldebole superano i Lampi Milano 11-5
Non vedono, o vedono pochissimo. Ma sono bellissimi da vedere perché gettano sempre il cuore oltre l’ostacolo e la disabilità.
E spesso vincono. Sono i ragazzi della Fortitudo White Sox che sul campo Leoni, a Casteldebole, battendo i Lampi Milano 11-5, hanno conquistato il titolo italiano nel baseball per ciechi.
Rispetto al baseball classico, la disciplina inventata da Alfredo Meli non prevede la figura del lanciatore. Il battitore, in fase di attacco, usa la mazza per battere dal basso, lanciando la pallina.
E sia in attacco sia in difesa sono previsti dei suggeritori vedenti, che aiutano i non vedenti – la pallina comunque è sonora – a orientarsi meglio.
«E’ uno scudetto che inseguivamo dal 2004», racconta il manager della Fortitudo, Lauro Lanzarini, 70 anni, odontotecnico in pensione con il baseball nel sangue. «Per me è stato come ritornare giovane – dice felice – allo scudetto dell’allora Amaro Montenegro nel 1969. Mi chiamò Alfredo Meli, qualche anno fa, prospettandomi questo impegno. L’ho preso sul serio». Fortitudo White Sox campione in campo e nella vita perché, come
spiega Lauro, i ragazzi che giocano acquisiscono maggiore sicurezza. E questa sicurezza se la portano dietro. Insieme con la voglia di scherzare sul loro handicap. «A fine allenamento mi dicono sempre, ’Ciao Lauro, ci vediamo’. Oppure ’Hai visto la partita di iera sera?’».
Poi sorridono perché sono amici veri. «Cosa abbiamo guadagnato con lo scudetto? Assolutamente nulla – replica sereno Lauro –. Ma il rapporto di amicizia che si è creato in questi anni non ha prezzo».
Fortitudo tricolore, dopo aver perso, lo scorso anno, la finale con Brescia, sconfitta in semifinale in questo 2021.
Otto giocatori, gli assistenti: in totale una quindicina di persone.
Con anche gli stranieri perché il baseball per ciechi abbatte le barriere e pure i confini. Dal Gambia (ha voluto conoscere il connazionale Musa Barrow) ecco Seny Fatty, dal Marocco arriva Driss Sahli. Poi ci sono l’eritreo Filmon Yemane e il senegalese Ousmane Menenge.
La pattuglia dei non vedenti è completata da capitan Pasquale Di Flaviano (60 anni), Alberto Veronese, Giorgio Napoli, Pier Giuseppe Leonardo, Walter D’Angelillo e Giancarlo Berganti. Come dirigenti, suggeritori e supporto ecco la leggenda Ricky Matteucci, l’ex nazionale e punto di forza delle Blue Girls Eva Trevisan, Angelo Argentieri, Rosanna Benassi e il presidente Adriano Costa.
«Ci alleniamo due volte la settimana, le nostre partite durano 2-3 ore». Lo spettacolo, per chi vuole incontrare un gruppo fantastico, è al ‘Leoni’ di Casteldebole. Il sogno nel cassetto è sempre quello, quello del presidente della Libci (Lega italiana baseball ciechi e ipovedenti) Alberto Mazzanti e del suo braccio destro Stefano Malaguti: portare il baseball per ciechi ai Giochi. Prima o poi ci riusciranno. Sicuro.
di Alessandro Gallo
BOLOGNA
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